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Guerra in Ucraina, accuse di spionaggio, mancata collaborazione sul tragico abbattimento di un aereo di linea: i rapporti tra Azerbaijan e Russia sono un groviglio, reso ancora più difficile da districare a causa della stretta di Baku sui media, sia locali che internazionali
Non è solo la questione Ucraina a creare tensione fra Baku e Mosca. I rapporti fra Azerbaijan e Russia sono un groviglio, con Baku che sfida apertamente Mosca e con Aliyev che si muove con le spalle coperte, sapendo che può contare sul supporto turco.
La Casa Russa
All’inizio del 2025 l’Azerbaijan ha ordinato la chiusura a Baku del centro culturale Casa Russa. La Casa Russa, parte della rete globale di Rossotrudnichestvo, è stata accusata dai media dell’Azerbaijan di fungere da centro di intelligence sotto le mentite spoglie di attività culturali e umanitarie.
Un servizio di Baku TV ha affermato che il centro era impegnato in attività di spionaggio anti-azerbaijano, affermando: “Purtroppo, questa non è più la ‘Casa Russa’, ma una casa dello spionaggio russo”.
In seguito a queste accuse, il governo azerbaijano ha inviato una nota diplomatica a Mosca, informandola ufficialmente della cessazione delle attività di Rossotrudnichestvo in Azerbaijan.
L’11 febbraio la Casa Russa ha annunciato la sospensione delle sue attività in ottemperanza alla richiesta del Ministero degli Esteri azerbaijano. Il responsabile di Rossotrudnichestvo, Yevgeny Primakov, ha confermato la ricezione della richiesta di chiusura, sottolineando la necessità che la Casa Russa si registri come persona giuridica in conformità con la legge azerbaijana. Ha inoltre osservato che l’organizzazione avrebbe sgomberato i locali in affitto entro un mese e mezzo.
Il Ministero degli Esteri russo ha respinto le accuse di spionaggio definendole una campagna di disinformazione “infondata” e ha espresso preoccupazione per una serie di recenti pubblicazioni anti-russe sui media azerbaijani. Rossotrudnichestvo ha auspicato che la questione venga risolta a livello presidenziale.
Il disastro aereo
La chiusura della Casa Russa a Baku è avvenuta nel contesto di crescenti tensioni tra Azerbaijan e Russia, in particolare a seguito dell’abbattimento di un aereo passeggeri azerbaijano. Il 25 dicembre 2024, il volo 8243 dell’Azerbaijan Airlines, un Embraer 190 in rotta da Baku a Grozny, si è schiantato nei pressi di Aktau, in Kazakistan, causando 38 vittime e 29 feriti. Indagini hanno rivelato che l’aereo aveva subito danni esterni compatibili con un impatto missilistico, con frammenti di un missile russo Pantsir-S1 rinvenuti nella fusoliera.
Il presidente azerbaijano Ilham Aliyev ha chiesto alla Russia di ammettere la responsabilità, perseguire i responsabili e risarcire le vittime e lo stato dell’Azerbaijan. In risposta, il presidente russo Vladimir Putin si è scusato per il “tragico incidente” durante una telefonata, ma nulla più.
Nonostante le indagini in corso da parte dell’Azerbaijan, la Russia non ha fornito informazioni concrete sull’indagine, con conseguente aumento delle tensioni tra i due Paesi. La mancanza di ammissione di responsabilità ha teso le relazioni diplomatiche, con l’Azerbaijan che insiste sulla trasparenza e sulla giustizia per le vittime.
L’agenzia di stampa azera APA ha pubblicato il 6 maggio un articolo intitolato “La Russia ritarda le indagini sull’incidente aereo dell’AZAL, ignora le indagini dell’Azerbaijan”, che recita: “Nonostante siano trascorsi cinque mesi […], le autorità russe non hanno ancora rilasciato alcuna informazione concreta in merito alle indagini. Un’indagine dell’APA ha rivelato che la parte azerbaijana presenta richieste di informazioni alla Russia su questa questione ogni mese. Tuttavia, la parte russa ritarda le indagini con varie scuse e non risponde a tali richieste.”
La guerra dell’informazione
Nel frattempo l’Azerbaijan sta portando avanti un attacco sistematico alla libertà di stampa, prendendo di mira sia i media stranieri che quelli nazionali.
A livello nazionale, il regime di Aliyev sta raddoppiando gli sforzi per mettere a tacere le voci indipendenti. Il 13 febbraio, l’agenzia di stampa Turan, l’ultima testata giornalistica locale indipendente dell’Azerbaijan, ha cessato le sue attività per motivi economici. Da allora, il suo sito è stato chiuso, dopo anni di attacchi informatici e molestie da parte di fonti filogovernative.
Questa repressione fa seguito all’arresto, nel novembre 2023, del caporedattore di Abzas Media, Sevinj Vagifgizi, e di quattro suoi colleghi. Un totale di 24 giornalisti sono ora detenuti, il numero più alto da quando Aliyev ha assunto il potere nel 2003.
Ai giornalisti stranieri è stato sistematicamente revocato l’accreditamento , di fatto impedendo loro di operare nel paese. Organismi di stampa storici come la BBC, che trasmetteva da Baku dal 1994, sono stati costretti a chiudere i battenti a metà febbraio. Anche i giornalisti di Bloomberg, Voice of America e Reuters hanno perso la possibilità di proseguire le proprie attività.
Il governo azerbaijano difende queste azioni con il pretesto della “reciprocità”, sostenendo la necessità di bilanciare il numero di giornalisti stranieri presenti all’interno dei propri confini con quello dei media azeri all’estero.
L’attacco alla stampa non si limita ai media occidentali. Anche i rapporti con la sfera mediatica russa si sono deteriorati. Nello stesso periodo della chiusura della Casa Russa, Sputnik Azerbaijan, sostenuta dal Cremlino, è stata di fatto smantellata, con il suo personale ridotto da 40 a un solo dipendente. Poco dopo, a Sputnik stessa è stato ufficialmente vietato di operare in Azerbaijan.
Queste mosse potrebbero aver innescato attacchi informatici di ritorsione. Il 20 febbraio, funzionari azeri hanno riferito che il gruppo di hacker russi APT29, sponsorizzato dallo Stato e noto anche come Cozy Bear, ha lanciato un attacco informatico coordinato contro diverse testate giornalistiche locali.
L’attacco è iniziato con Baku TV, che aveva denunciato il presunto spionaggio da parte della Casa Russa, e si è esteso a numerose altre piattaforme. Le autorità hanno affermato che gli hacker miravano a diffondere disinformazione, cancellare o manipolare archivi di notizie e danneggiare l’infrastruttura mediatica del paese.
L’APT29 è legato al Servizio di intelligence estero russo (SVR) e ha una storia di attacchi contro istituzioni diplomatiche e mediatiche in tutto il mondo. A marzo l’agenzia di intelligence militare ucraina ha riferito che la Russia stava diffondendo disinformazione, accusandola di aver cercato di istigare un conflitto armato tra Armenia e Azerbaijan.
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