
DeepSeek - © Bangla press/Shutterstock
Le autorità della Grecia hanno messo sotto indagine la chatbot cinese DeepSeek per possibili violazioni alla privacy degli utenti. Una mossa che mette il paese in prima linea nella sfida globale tra dati personali, dominio energetico e sovranità tecnologica
La rapida decisione dell'Autorità ellenica per la protezione dei dati (HDPA) del 6 febbraio di avviare un'indagine d'ufficio su DeepSeek non è stata una mossa isolata.
È arrivata infatti una settimana dopo che l'Italia aveva vietato il chatbot per mancato rispetto delle richieste di informazioni sulla privacy: una decisione seguita da controlli in Corea del Sud e nei Paesi Bassi e dal divieto australiano sui dispositivi governativi.
Al centro di queste azioni c'è una tensione fondamentale: possono i paesi europei sfruttare il potenziale dell'IA proteggendo al contempo i cittadini da pratiche poco trasparenti di trattamento dei dati?
La rapida ascesa di DeepSeek (2,6 milioni di download a livello globale a febbraio 2025 ) riflette la sua abilità tecnica come concorrente poliglotta di ChatGPT. Eppure la sua architettura, costruita su server cinesi sotto la giurisdizione di Pechino, fa scattare campanelli d'allarme.
A differenza di modelli come ChatGPT, sviluppati da OpenAI e ospitati prevalentemente su infrastrutture statunitensi nel rigoroso rispetto delle norme occidentali sulla protezione dei dati (come GDPR e CCPA), i server e la governance dei dati di DeepSeek sono radicati nei quadri normativi cinesi.
Ciò ha sollevato preoccupazioni tra le autorità di regolamentazione europee in merito alla sovranità dei dati e ai flussi di dati transfrontalieri. I critici sostengono che l'informativa sulla privacy di DeepSeek manchi di trasparenza, non specificando la natura dei dati raccolti e le entità con cui vengono condivisi.
La legge cinese sull'intelligence nazionale (modificata nel 2018), che obbliga le aziende del paese a collaborare con le agenzie di sicurezza dello Stato, getta un'ombra sulla sorte dei dati degli utenti.
Il caso ammonitore dell'Italia: quando fallisce la supervisione
Sono sorprendenti i parallelismi con il dibattito sul decreto sull'intelligenza artificiale (DDL 1146) in Italia, dove gruppi della società civile come Privacy Network e The Good Lobby hanno combattuto, e perso, battaglie chiave per la trasparenza.
Gli emendamenti che richiedevano la divulgazione dell'utilizzo dei dati biometrici da parte della polizia, un organismo di regolamentazione indipendente per l'IA e una relazione parlamentare annuale sulle tecnologie di sorveglianza sono stati respinti nel frettoloso processo legislativo di marzo 2025.
"L'equilibrio tra sicurezza e libertà viene riscritto dall'IA, e non a favore dei cittadini", osserva per OBCT Daniele Sabato, responsabile politico di OBESSU e membro del team di esperti che ha supportato, a gennaio 2025, la stesura della Roadmap del Consiglio d'Europa sull'IA, garantendo l'inclusione delle voci dei giovani nel processo attraverso un approccio dal basso.
La Grecia si trova ora ad un bivio simile. Mentre il primo ministro Mitsotakis promuove Pharos , la fabbrica di IA finanziata dall'UE con 30 milioni di Euro, come un faro di innovazione, i critici si chiedono: dove sono le garanzie?
L'attenzione del progetto a assistenza sanitaria, prevenzione degli incendi boschivi e IA in lingua greca promette benefici per la società, ma senza i dibattiti pubblici duramente conquistati (seppur imperfetti) dall'Italia, i rischi abbondano.
La svolta energetica: il sorprendente vantaggio della Cina
Dietro le guerre per la privacy, si sta svolgendo una rivoluzione più silenziosa: l'efficienza energetica dell'IA. Quando il modello R1 di DeepSeek ha dichiarato un consumo energetico pari a 1/50 dei concorrenti statunitensi nel gennaio 2025, a tremare non sono state solo le azioni di Nvidia: l'intero paradigma dell'IA occidentale ha subito una trasformazione.
Analisi indipendenti, tra cui un rapporto di Cleanthinking.de del 2025, hanno convalidato una riduzione del 70% del consumo energetico rispetto ai modelli convenzionali.
Questo è di fondamentale importanza per la Grecia. Il supercomputer Daedalus (un investimento da 35 milioni di Euro a Lavrio, annunciato dal primo ministro greco a dicembre 2024), è progettato per essere potente ed ecologico, alimentato da fonti rinnovabili e dotato di un sistema di raffreddamento all'avanguardia.
Se anche la Cina continuerà a sostenere che il futuro dell'IA appartiene a chi padroneggia l'efficienza energetica tanto quanto gli algoritmi, allora il sogno europeo di "sovranità tecnologica" potrebbe dipendere tanto dalla politica energetica quanto dalla regolamentazione.
I giovani e il boom dell'IA: il laboratorio silenzioso della Grecia
Mentre le autorità di regolamentazione si confrontano con la geopolitica, la società greca vota con le sue tastiere. Rapporti indipendenti per il periodo 2024-2025 mostrano una crescita costante dell'adozione dell'IA tra i giovani greci, in particolare per l'istruzione e gli strumenti creativi.
Tuttavia, questa rivoluzione dal basso rimane sorprendentemente poco studiata: non esistono dati ufficiali sulla base di utenti locali di DeepSeek, il che costringe i responsabili politici ad agire in un vuoto informativo.
Sovranità a quale costo?
In conclusione, si potrebbe affermare che il momento dell'IA in Grecia è ricco di contraddizioni. Gli investimenti su Pharos e Daedalus, sostenuti dall'UE, potrebbero offrire al Paese l'opportunità di balzare al primo posto tra gli innovatori europei.
In questo slancio, la società civile greca potrebbe e dovrebbe svolgere un ruolo di primo piano nel garantire che i controlli democratici non vengano abbandonati. Come dimostra l'esperienza italiana, senza un dibattito pubblico vigoroso e una governance trasparente, anche le strategie di IA ben intenzionate possono erodere i diritti.
La posta in gioco si estende oltre i confini. Scegliendo tra l'efficienza cinese, la scala americana e i valori europei, la Grecia non sta solo adottando la tecnologia, ma sta anche plasmando il futuro della sua strategia digitale nazionale. Una cosa è certa: nella corsa globale all'intelligenza artificiale, energia ed etica saranno decisive quanto la potenza di calcolo.
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